Dicono che…

In questa pagina sono raccolte recensioni, opinioni e pareri di altri su Andrea Caovini, nonché interviste a lui rivolte, missive ricevute e similari. Insomma, una mostra estemporanea di parole che lo riguardano, un ufficio stampa delle impressioni di chi ha dovuto o voluto averci a che fare.

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Intervista di Simone Durante ad Andrea Caovini, rilasciata per Rumore Radio.

Per vederla fate click QUI.

Buona visione e buon ascolto.

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“Qualche tempo fa Lei ci ha inviato in visione la sua opera “Prenestinity”, proponendocene la pubblicazione. Riteniamo che l’opera, per la buona e sufficientemente ampia strutturazione, la scrittura sostanzialmente corretta e lineare – dove primeggiano alcune ottime descrizioni, ma anche le introspezioni dei protagonisti – per gli argomenti proposti che evidenziano un’attenzione ai temi forti della vita e dei sentimenti, in un contesto narrativo frammentario, sorta di “soap opera letteraria” – come la definisce lo stesso autore – che si sviluppa attraverso alcune figure e vicende a breve intensità, flash che hanno il pregio di inquadrare la realtà anche se per un solo attimo, sia valida per una pubblicazione e avremmo piacere che potesse essere inserita nel nostro catalogo. Piero Cademartori, editrice ZONA.”

“A Maggio 2011 La MaLaStraDa inizia le registrazioni del primo album di musica originale di Andrea Caovini, dopo l’uscita per Terre Sommerse della versione audio di Prenestinity… Attualmente in tournée.”

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PRENESTINITY

Racconti di periferia e poesia del quotidiano nel primo libro di Andrea
Caovini

“Noi no.
Noi coltivavamo una grossa passione per l’eccezione, ci veniva ormai naturale,
dopo qualche anno passato inutilmente a tifare per la regola”

Premessa: questo libro in realtà non è un libro. Ma una scatola, anzi, tante
scatole una dentro l’altra…anzi no. Questo è uno di quei libri tridimensionali
che basta aprirli per far uscire case castelli e alberi. Unica differenza:
Prenestinity di dimensioni ne ha molte più di tre e in compenso non ci sono
castelli né alberi…ma persone, ci sono Sandrino, Giulia, Marco, Pongo, Teresa,
Ugo, Rosemary, e tanti altri, ci sono le loro ombre, i loro passi e il loro
punto di vista sul quartiere, sul mondo, sulle loro vite; ci sono profumi,
colori, ci sono i muri della periferia, i suoi rumori.

Andrea Caovini riprende la realtà di un quartiere che conosce bene, il
Prenestino a Roma, e respirandone in prima persona l’aria ce la risoffia
attraverso le pagine di un libro che in realtà è una soap novel, un veloce
susseguirsi di ventidue storie, la messa in scena di un teatro quotidiano in
cui nulla accade ma tutto ha un senso.. Personaggi che corrono, inciampano,
urlano, amano e lo fanno mentre la città tutt’intorno resta sempre la stessa
eppure tutto cambia: i banconi dei bar sono sempre consumati e il 409 parte
sempre da Via dell’Arco di Travertino e arriva sempre a Largo Preneste, ma gli
uomini, quelli che la vivono e che sentono il caldo d’agosto uscirne dai muri,
quelli che ci parlano di notte, cambiano ogni volta che il semaforo diventa
verde. Personaggi diversi o magari tanti aspetti di una sola persona, note che
fanno la musica come cellule che fanno un uomo. Le cose complesse non sono
altro che milioni di cose semplici sovrapposte e la contraddizione è ciò che
unisce il tutto. Un libro senza inizio e senza fine, se per inizio e fine si
intende qualcosa di stabilito e fissato dalla norma.

Prenestinity col suo senso di fatalità trascinato dal titolo, ha l’odore che
rimane addosso dopo una giornata passata vivendo, quell’odore che resta sui
panni e che non dà fastidio e che non profuma, ma rassicura. Un libro di
finzione ambientato nella realtà di un quartiere, il Prenestino, che non
rappresenta un semplice luogo geografico, ma quell’isola mentale, quella zona
del cervello che chiamiamo idealmente “casa”. Prenestinity ha un sacco di
dimensioni, prospettive, angolature e messe a fuoco, e per questa sua
molteplicità Andrea Caovini ha sentito il bisogno di non fermarsi alle parole
ma di dar loro suoni veri e propri,componendo brani di sottofondo per ogni
capitolo, oltre a un’idea acustica del libro, facendo interpretare i vari
capitoli ad attori e rendendone quindi possibile l’ascolto.

Un libro quindi da vedere, ascoltare, assaggiare, da tenere nella borsa e
tirar fuori quando si sta in fila in macchina, o si sta tornando a casa col
treno. Un libro fatto di attimi quotidiani e poetici, che non racconta le
grandi imprese degli altri ma quelle piccole di tutti i giorni e di tutti noi.
Da leggere, stropicciare, regalare, rileggere, e metter via, magari con qualche
orecchia alle pagine, per andarselo a rivedere ogni tanto quando si ha voglia
di riflettere un po’e di sorriderci su.

“Una storia di quelle che possono succedere a tutti, triste ma non troppo, una
di quelle che poi domani ti svegli ed è tutto passato, perché sempre bestie
siamo. Perché da un albero di pesche non ci nasce una pera, come direbbe
Sandrino. Perché una mela difficilmente cade lontana dall’albero, aggiungo io…”

Nicoletta Di Napoli per MyZona (http://www.myzona.it/culture/prenestinity.php)

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Racconti di periferia, giovani (non ggiovani) ed ex giovani, giovani che

ragionano da anziani e vecchi che si comportano da giovani, studenti fuori
sede, non solo dal punto di vista geografico. Capitoli brevi da leggere al
semaforo, in fila alla posta, oppure tra uina fermata e l’altra della
metropolitana. L’idea di una ‘Prenestinità’, come di un luogo della mente, un
modo di vivere, di interpretare i sentimenti suscitati da avvenimenti che però
non vengono narrati nel volume. Pennellate impressionistiche per descrivere non
un quartiere specifico, ma tutte le periferie che si possono racchiudere nello
spazio di un bancone di un bar, lontano anni luce dagli happy hour e le
enoteche trendy che imperversano ai nostri giorni.
C’è un io narrante, ma che non surge mai a vero e proprio protagonista del
testo: protagonisti sono semmai i suoi pensieri, le sue riflessioni sui momenti
del vivere quotidiano, analizzando particolari di giornate che sembrano
ripetersi sempre uguali. E’ dall’analisi di episodi apparente banali ed
insignificanti che si scatenano domande e si analizza la natura umana che
popola l’universo, il microcosmo visto attraverso la lente di una vetrina del
bar. Il sottotitolo di questo libro lo identifica come una “soap novel”: al di
là dell’eccesso di esterofilia dalla quale facciamo fatica ad affrancarci, va
riconosciuto che la definizione è abbastanza azzeccata e descrive
sinteticamente la natura del racconto e l’approccio di lettura che
inevitabilmente ne consegue. Il linguaggio è difatti volutamente lineare, molto
corrente, a volte troppo scarno, anche se rivela un preciso volere dello
scrittore, che punta esplicitamente ad una lettura di facile ed immediata
fruizione.
Un esordio letterario da non sottovalutare, quello del ragionier poeta Andrea
Caovini, musicista a tempo pieno nonchè scrittore attento osservatore della
fauna umana che lo circonda, organizzatore di eventi di musica originale e chi
più ne ha più ne metta, che nel corso di una piacevole ‘chiacchierata da bar’
ci raccontato la genesi del libro, rivelandoci retroscena e particolari su
alcuni personaggi (in particolare Bubo ed Ugo) che segnano e caratterizzano
alcune tra le pagine migliori del libro, per poi confidarci come e da dove
siano nati i personaggi che lo animano e annunciando infine nuovi futuri
capitoli di Prenestinità, nuovi ‘schizzi sentimentali’ che a breve si andranno
ad aggiungere a questa piacevolmente scorrevole prima puntata.

Recensione di Fabrizio Forno per SlowCult (http://www.slowcult.com/letteratura/prenestinity)

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La necessità di sperimentare nuove forme di comunicazione generate dalla

fusione di mezzi “classici”, da il senso della prospettiva nella quale si muove
Andrea Caovini e delle strade percorribili per ottenere un linguaggio culturale
nuovo, disancorato da schemi stentorei e ripetitivi.
Una scrittura fluida maturata nell’ambiente urbano, reale, vissuto ed una
musica altrettanto fluida che da corpo alle vibrazioni che si percepiscono
nella lettura o nell’ascolto del reading.
Circondato da ottimi compagni di viaggio e di lavoro ha saputo progettare,
modellare e portare a compimento un lavoro significativo, lontano da un
approccio manieristico e denso di atmosfera; “ Avremmo dovuto riconoscere prima
o poi di essere noi lo sbaglio, l’errata interpretazione, i predestinati a
brutti momenti di solitudini … E così fu anche per quel periodo vissuto al
Prenestino”.
Ascoltare, leggere o vedere dal vivo il suo lavoro rende dietro con utile il
tempo a lui concesso, per avere una corposa evasione dalla quotidianità.

Andrea De Rossi per L’albanense irriverente, dall’intervista 5 DOMANDE A:
ANDREA CAOVINI (http://albanocalling.blogspot.com/2011/03/5-domande-andrea-
caovini.html
)


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