Perché NON iscriversi alla SIAE!

V per SIAEPer una infondata smania di credibilità ai miei tempi, poco più che adolescenti, ci si iscriveva alla SIAE; ci si sentiva musicisti professionisti già solo per aver passato l’esame (perché una volta c’era un esame) e non nego che anch’io sono stato vicino al grande passo, bloccato solo da una scarsa capacità economica, perché una volta iscriversi come autore alla SIAE aveva un costo importante, sarà che le cifre in lire facevano più impressione…

Oggi ringrazio la mia innata povertà, vi spiego perché. La SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori) è un ente che si occupa della tutela del diritto d’autore, è l’unico ente attualmente delegato per legge alla riscossione ed alla ridistribuzione dei proventi per diritto d’autore, quindi semplificando la questione, se io stasera suono in un locale 3 canzoni di Ligabue 3 di Vasco e 4 di Battisti la SIAE si fa dare dal locale in cui suono 10 soldi e gli da un foglio (programma musicale) dove io scrivo le canzoni che ho suonato, quando il foglio le viene riconsegnato lei provvede a dare 3 soldi a Ligabue, 3 a Vasco e 4 agli eredi di Battisti, perché il diritto passa agli eredi fino a settant’anni dopo la morte dell’autore, dopodiché i brani diventano di pubblico dominio. Fino a qui tutto bene (L’Odio). Se io sono un autore e mi iscrivo alla SIAE per organizzare una serata dove io eseguo solo i miei brani il locale pagherà un permesso e quei soldi tornerebbero a me in forma di diritto d’autore, ma qui la legge introduce un concetto, che semplifico sempre per facilitare la comprensione, la SIAE mi rende i soldi al netto delle spese sostenute per riscuoterli, quindi se per riscuoterli un impiegato ha lavorato un’ora e percepisce un soldo l’ora di paga nel caso in cui il locale avesse pagato 10 soldi per il MIO diritto d’autore la SIAE me ne renderebbe a conti fatti 9. Purtroppo normalmente per riscuotere il mio diritto l’ufficio SIAE ha costi ben più alti, quindi per l’autore non rimane quasi nulla, per di più esiste un così detto “calderone” dove confluiscono i soldi provenienti dai programmi musicali che non si è riusciti ad interpretare perché, per esempio, mal compilati o per problemi calligrafici, il calderone viene redistribuito a tutti gli autori sulla base delle vendite, quindi se io conto per lo 0,000000000000001 % degli affari della SIAE tale sarà la percentuale che mi spetterà nella distribuzione.

In più una volta delegata la SIAE alla vigilanza ed alla riscossione sul mio diritto d’autore io perdo la libertà di gestire autonomamente questo, per esempio se volessi regalare una mia serata, diritti compresi ad una associazione benefica non potrei, dovrei comunque avvisare l’organizzatore di richiedere e pagare il permesso poi, una volta ricevuti i miei compensi scorporarli e donarli, ma sempre al netto dei famosi costi di riscossione, comunque sostenuti dagli organizzatori per farmi suonare nonostante la mia volontà di “donare” per intero la serata.

Con questo meccanismo è difficilissimo, una volta iscrittisi alla SIAE ed a meno di passaggi televisivi o radiofonici su emittenti nazionali, riprendersi anche il costo dell’iscrizione annuale (passata nel 2013 da 90 euro a oltre 150…). In più c’è da valutare un secondo ambito: per credenza popolare pare che in caso di diatribe, plagi eccetera sia sufficiente l’iscrizione a dimostrare la paternità dell’opera, quindi a vincere una causa. Invece no! La SIAE non fa altro che dichiarare che in un dato giorno un autore ha depositato un brano, non va a controllare se questo già esiste ed è stato magari depositato da altri, quindi non da nessuna garanzia sulla paternità, altrimenti non si spiegherebbero le cause pluriennali tra Zucchero e tutti i suoi truffati, per dirne uno… Il caso andrebbe sempre al vaglio di un giudice, con una causa normalissima e sempre dagli esiti incerti.

Altro discorso è nei citati casi in cui un nostro brano sia usato a scopi televisivi o radiofonici (sigle, ospitate su network…) dove i diritti percepiti, che hanno tariffe ogni trenta secondi, sono decisamente molto corposi, tanto da giustificare l’iscrizione e la tutela, o al di là di questo il giro d’affari dell’autore, tra vendita di dischi e concerti, sia così ampio da essere difficilmente gestito personalmente! Non dimentichiamo però che seppur in tutti risiede la speranza di ottenere un successo mondiale al tempo stesso non sta scritto da nessuna parte che i brani vadano iscritti alla SIAE appena creati, quindi si può valutare la possibilità di gestirsi da soli i diritti d’autore finché il lavoro non diventi tale da richiedere un aiuto, a questo punto ovviamente alla SIAE. (La possibilità di far valere privatamente il proprio diritto d’autore è sancita dall’articolo 180 della legge 633/1941, per precisione.)

Ora, dato per certo che allo stato attuale la legislazione vigente non prevede alcun obbligo per gli autori non iscritti alla SIAE (si tenga sempre però chiaramente presente che se si esegue in un concerto un solo brano tutelato, come una cover ispiratrice o usata come singolo, i diritti d’autore sono SEMPRE DOVUTI ed il permesso va SEMPRE RICHIESTO!) perché conviene non essere iscritti? Innanzitutto diminuiscono gli obblighi a carico di organizzatori di eventi, quindi di locali live, che non sono tenuti a comunicazioni di alcun tipo, quindi possono organizzare serate musicali senza doversi recare all’ufficio SIAE competente, spesso neanche sullo stesso paese dove si organizza, essendo gli uffici divisi per zone, quindi nessun esborso preventivo di denaro e nessun obbligo di tornare all’ufficio per riconsegnare il programma musicale compilato, questi vantaggi comporterebbero l’accettazione da parte dell’organizzatore/gestore di qualche vincolo come corrispondere sul cachet una piccola quota in più proprio giustificata dal pagamento oltre alla prestazione musicale del diritto d’autore. Ora, se un permesso musicale costa dai 47 euro più IVA agli oltre 100 per i locali, oltre ai costi di gestione pratica riservati all’ufficio ed al deposito cauzionale per ottenere il programma musicale che viene rimborsato alla riconsegna, mediamente il locale risparmia oltre alla benzina ed al tempo perso per adempiere a tutte queste incombenze, dagli 80 ai 160 euro, dei quali all’autore andrebbero tra il niente e i pochi centesimi, se l’autore chiedesse una cifra di 30 euro (interamente sue) per provvedere da solo a riscuotere il diritto il locale risparmierebbe e l’autore, a fronte di due esibizioni al mese, fattibilissime, si troverebbe a riscuotere ogni anno 720 euro risparmiando anche le quote di iscrizione alla SIAE.

A diventare famosi e ad iscriversi c’è sempre tempo, e se proprio dovessero fregarci una canzone ci andremo noi dal giudice anziché la SIAE  a nome nostro, pazienza! Fermo restando che ci sono anche altre forme di tutela, come le licenze Creative Commons o siti tipo Patamu.com che gratuitamente attestano la registrazione dell’opera e sono impugnabili in caso di processi per identificare la paternità dell’opera stessa. Poi, nell’era di internet chi è che non ha caricato un video che già può provare che in un dato giorno il brano era già stato eseguito? Insomma, la vita è difficile per chi vuole vedercela…

Ora io sono anche pronto a cambiare idea, se qualcuno vuole provare a convincermi che ci sono più vantaggi che disagi per un piccolo autore ad iscriversi, ma sono più di venti anni che suono ed ho vissuto sulla mia pelle il peso di certe burocrazie superate che per conservarsi una comoda poltrona in un ufficio part time fanno tutto tranne il bene della musica, si adoperano a tutto tranne che alla sua diffusione. Immaginate solo quante possibilità in più di suonare ci sarebbero se i locali e gli organizzatori non fossero tartassati da obblighi e spese per un concerto di quattro validi ragazzotti del quartiere, immaginate il giro economico e culturale che si creerebbe, immaginate quante persone in più ascolterebbero musica originale anziché cover band che GIUSTAMENTE, dovendo la loro mole di lavoro ad altri dovrebbero corrispondere il diritto d’autore. Non sarebbe un premio alla creatività? Ecco allora premiate la creatività, vostra o dei vostri amici, NON ISCRIVETEVI ALLA SIAE!!!


40 responses to “Perché NON iscriversi alla SIAE!

  • roberto

    ciao
    bell’articolo. e che ne dici di Gino Paoli che deve essere diventato da poco dirigente siae? sono migliorate le cose?

    • trafficarte

      Ho messo un video su YouTube girato il giorno dell’elezione di Gino Paoli, per rendere l’idea di che aria tirava…

      • Emanuela

        Non vorrei che i diritti d’autore degli iscritti andassero suddivisi per pagare solo gli stipendi di tutti gli impiegati e..dirigenti dei vari uffici Siae in tutta Italia.

    • andreacaovini

      Già, sicuramente doveva arrotondare i proventi di Sapore di Sale… Uno che ho incontrato ad una fiera a Rimini ed alla mia richiesta di una foto mi ha detto con un tono veramente altezzoso di sbrigarmi che aveva da fare… L’amore per la musica e i musicisti!! Ora al servizio della musica al 100%! 😉

  • trafficarte

    Tutto giusto, tranne che la procedura di ripartizione dei proventi *non* è come descritta, ma moooolto peggio: una parte dei cosiddetti borderò viene inserita nella procedura, ma la maggior parte viene del tutto ignorata e mandata al macero. Dopo questa “selezione”, del tutto casuale, i soldi vengono distribuiti secondo le “campionature” fatte dalla SIAE nei locali, durante l’anno, utilizzando un programma simile a Shazam che “dovrebbe” identificare il brano eseguito.
    Ovviamente se un brano viene rielaborato (da 4/4 a valzerone…) il programmino difficilmente lo identifica, e quindi manda tutto al “calderone”.
    Ma, e qui viene il bello, comunque ‘sto programma identifica Baglioni&Co. nella maggior parte dei casi e quindi la SIAE, facendo 2+2+2, deduce che:

    A) la maggior parte dei brani che *siamo riusciti ad identificare* sono di Baglioni&Co.;
    B) ne consegue che la maggior parte dei brani eseguiti è dei suddetti B&Co.;
    C) i brani che non abbiamo identificato *sono* di Baglioni&Co.

    Stessa cosa succedeva con le radio, le televisioni e quanti, nonostante avessero un sistema molto più dettagliato di dichiarazione di quanto messo in onda, si ritrovavano a pagare *non* per chi realmente fatto ascoltare.
    Non so se adesso per le emittenti sia cambiato qualcosa, ma non ci credo molto…

    • andreacaovini

      Grazie Traff! Sempre preciso e puntuale! Su questo punto della ripartizione sto studiando una seconda questione, la legge 633 prevede che una parte dei proventi vada SEMPRE all’autore presente sul borderò (programma musicale sennò i puristi si arrabbiano) e con la ripartizione che hai spiegato questo può non accadere, quindi può essere ILLEGITTIMA! Mi sto documentando… grazie ancora!

  • Simone Sciarresi

    Sono un giovane autore, anch’io tentato più volte dall’iscrivermi alla Siae. Sinceramente trovo stupido iscriversi adesso come adesso. L’importante è avere delle prove utili a difendere la paternità delle tue opere. Un amico mi parlava della possibilità di inviarsi da soli un disco con le tue opere dentro e lasciarlo chiuso e sigillato. Pensi sia un’azione utile? Ciao Andrea.

    • andreacaovini

      Tutto ciò che costituisce una prova è utile in caso di giudizio, anche caricare il materiale su youtube o su internet in generale, altrimenti ci sono siti che lo fanno gratuitamente, come patamu.com o le licenze Creative Commons, ancora più complete, ti allego un video!

      • Max

        scusa, ma continuo a non capire in che modo creative commons possa attestare la paternita’. offrono un registro digitale delle opere?
        abbasso la SIAE!

        • andreacaovini

          Creative Commons non la attesta, è una licenza di utilizzo, altri siti conferiscono marcatura temporale come patamu, jamendo, sempre gratuitamente! E con la marcatura attestano che in quella data tu hai depositato l’opera, nel caso tu debba rivendicarne la paternità fa fede nella controversia la marcatura precedente…

          • Max

            ok, grazie. grazie anche dei tuoi articoli, che hanno confermato i miei sospetti nei confronti della SIAE, a cui non mi sono mai iscritto, nonostante i miei amici lo facessero, soprattutto perche’ non ne vedevo l’utilita’ per me. adesso so che non sono un povero paranoico isolato, ma che i miei sospetti erano fondati.

  • Ruggero

    Presumo che la Siae non faccia opera di proselitismo per iscrivere cantautori che “rendono” cinquanta euro alla settimana suonando i loro pezzi presso un bar di quartiere il sabato sera, il costo per gestire simili rapporti non ha valenza economica e probabilmente sono accettati solo per evitare accuse i discriminazione. Inoltre da anni la Siae non richiede il programma musicale per l’esecuzione di pezzi non tutelati, bastando allo scopo una comunicazione in tal senso che ovviamente deve essere inviata in anticipo per permettere una eventuale opportuna verifica. Per comodità dell’utente esiste un modulo apposito prestampato per tali comunicazioni. Ovviamente in questo caso non viene richiesto alcun pagamento. Quanto poi alla “cervellotica” ripartizione dei compensi basati sui programmi musicali, si deve purtroppo ricordare che siamo in Italia dove sembra che la propria firma abbia ben poco valore e venga apposta su falsi documenti anche per pochi euro, dove metà delle persone non ruba i prodotti sugli scaffali solo per il timore di essere denunciati! Tuttavia ritengo che la Siae accetti i buoni suggerimenti in merito, magari non le solite trovate da Bar Sport, perché le soluzione troppo semplici spesso si rivelano soluzioni sempliciotte. Saluti e buona vita.

    • andreacaovini

      Caro Ruggero, dovresti leggerti tutta la storia per capire da dove arrivano certe considerazioni, che parte qualche articolo prima… Tuttavia ti faccio notare che, per esempio ai castelli romani, dove ci sono centinaia di ristoranti e ville che organizzano eventi come i matrimoni, ci sono tre uffici SIAE, e visto l’altissimo numero di “celebrazioni” i tre uffici probabilmente si spesano (personale affitti ecc…) più da quelli che dai diritti televisivi per le sigle di Mannarino alla Dandini. Idem per i live nei piccoli club, quindi direi che c’è poco da credere che la SIAE non abbia interessi a gestire certe pratiche. Un ultima cosa, la SIAE i consigli non li accetta, se vuoi obiettare a questo però rileggiti la storia… Grazie a te per il contributo, ciao.

  • empirenetlabel

    Bell’articolo e bel blog.. della siae ne ho parlato male pure io 🙂

    POST005:A_me_la_SIAE_non_mi_piace

  • Antonio Totta

    Ciao a tutti, esiste un elenco degli autori alla SIAE?
    Grazie

  • andreacaovini

    L’ha ribloggato su Andrea Caovinie ha commentato:

    Ringraziando Valerio Cesari ed il suo spazio sul Fatto Quotidiano tornano alla ribalta in questi giorni le pagine “dedicate” alla SIAE del blog… Ed io sono a disposizione!

  • AlexaPop

    E che mi raccontate in merito ai CD autoprodotti che non possono essere venduti se non c’è incollato il bollino SIAE, anche per coloro che non sono iscritti?

    • andreacaovini

      Per fortuna si è scoperto grazie a Patamu che esiste un bollino per non iscritti che costa infinitamente meno dei classici, ingiustizie a parte… 😉 Cerca l’argomento bollini su patamu.com!

  • lillo

    Se ho dei titoli depositati alla siae in quanto autore, posso toglierli dal repertorio amministrato?

  • Ho scritto della musica: e ora? | AntonelloDippolito.com

    […] principale della SIAE, la raccolta e la ridistribuzione dei diritti d’autore, c’è un esaustivo articolo di Andrea Caovini che spiega perchè non iscriversi alla SIAE. Riassumo i punti fondamentali: la […]

  • anna

    ciao mi chiamo Anna scrivo testi per musica leggere non conoscendo bene l’ambiente ho chiesto a un cantante di aiutarmi (famoso) ma se ne andato per vicoli dicendo che non sapeva dirmi dove e a chi mandar ei miei testi che la musica e’ in crisi etc etc pur ammettendo che i testi sono buoni..Sapete dirmi a chi posso spedire il materiale??logicamente ho salvato i testi sul computer con le date ….

  • antonello

    Molto esaustivo! Ora che sono a conoscenza del creative commons e. simili, col cappio che vado a versare i miei pezzi piú 300 euro! Metto un bel video su YouTube usando la licenza e pace. Ho una domanda. Voglio iniziare a fare serate live chitarra e voce nei locali, proponendo soprattutto cover. Come funziona con le autorizzazioni?

  • Paolo Marzano

    Grazie a questo articolo ho conosciuto Patamu. Mi piacerebbe scrivere un articolo sullo stesso argomento, mettendo anche un collegamento a questo articolo.

  • Angelo A Mazzotti

    Ciao Andrea, grazie per le utilissime informazioni. Mi sento abbastanza convinto. Una domanda: ho scritto testi su brani strumentali di altri autori – sfruttando la loro melodia. Come potrei tutelarli? Per esempio depositarli con Creative Commons come testi indipendenti (tipo poesie) e il giorno che volessi, chiedendo ai detentori del copyright del brano, depositarli in siae come “rielaborazioni” del brano? Non so come si prefigura un testo originale su di un brano esistente… Grazie! Angelo

  • Fabian

    Grande Andrea …son stato iscritto x alcuni anni alla Siae,e ho il forte sospetto x non dire Certezza che hai raccontato le cose giuste come stanno..si’ sembran proprio giuste…,non iscrivetevi se pox …e nel caso vi o ci tuteliamo da soli..registrandoci li’ o mettendo il brano in youtube ecc.. o mandandosi a casa in busta chiusa Il o I brani con musica es.cd e testo…in busta Sigillata dalla posta,ecco io aggiungo questo…Ciao

  • Daniele

    Ciao, ma per i musicisti tipo orchestrali che cmq fanno sulle 100serate l’anno, mettendo anche i loro brani sul borderò qualche compenso lo avranno alla fine dell’anno?

  • Daniele

    Ciao, chi è tipo orchestrale e fa sulle 100 serate l’anno, qualche compenso lo prenderà inserendo anche i propri brani sul borderò, o no? Penso dipenda appunto dal num di serate che uno ha la possibilità di fare.

  • Daniele

    Ma se uno fa 100 date l’anno tipo gli orchestrali, mettendo anche solo un pezzo per ogni borderò, a fine anni penso qualcosa di un po’ più consistente gli arrivi no? sul resto nulla da obbiettare, penso il problema sui proventi delle serate sia solo sul numero delle serate.

  • Andrea Benini

    Ciao Andrea.
    La lettura di questo articolo e di altri su questo argomento mi ha spinto l’anno scorso a depositare materiale su patamu.
    Vorrei precisare che la marcatura temporale di un brano su patamu è sì gratuita, ma sempre a fronte di un’iscrizione annuale a pagamento. È anche prevista un’iscrizione gratuita, ma in quel caso le opere sono tutelate solo per 7 giorni.
    Una domanda: nel caso di riscossione di royalties derivanti da esecuzioni di brani registrati – per radio, in locali pubblici o pubblici esercizi, TV, cinema (esageriamo!) – rivolgersi alla SIAE rimane l’unica soluzione o anche in quel caso patamu o altre piattaforme forniscono un’alternativa?
    Grazie, Andrea.

    • andreacaovini

      Ciao Andrea! Per quanto riguarda l’iscrizione hai ragione, ma al momento della stesura dell’articolo Patamu era gratuita, richiedeva solo un versamento volontario simbolico a discrezione dell’utente… Per quanto riguarda le royalties invece al momento sulla diffusione atamu non mi pare sia organizzata per le riscossioni, mentre ha in piedi un sistema per i live, mentre soundreef ha in piedi anche accordi con siae per gestire i proventi da radio ecc… Rimane il fatto che essendo diritti d’autore diversi la legge permette di poter scorporare i diritti dei live e quelli delle riproduzioni e farli gestire a due entità diverse, ad esempio Patamu per i live e SIAE per i diritti di riproduzione.

  • andrea

    Ciao Andrea,ho scoperto il tuo forum ed ho cercato risposte alle mie domande,ma non ho ancora le idee chiare.La mia situazione è questa:nell’arco di 35 anni da pianista autodidatta ho scritto 25 canzoni (poche,lo so),testi e musica compreso le armonizzazioni.I testi(con gli accordi)li scrivevo su fogli volanti,a volte sul retro di volantini pubblicitari perchè scrivevo nei momenti più impensati e su carta trovata al momento,quando avevo un’ispirazione.Ho poi riportato tutto su un quaderno e sul pentagramma,ma quei fogli originali li ho sempre conservati,con tutti i loro scarabocchi e correzioni.Non ho mai voluto iscrivermi alla SIAE perchè non mi ritenevo in grado di superare l’esame,che ora non c’è più e perchè ritenevo la quota associativa una spesa inutile:Alla mia bella età mi è venuto in mente di far ascoltare le mie composizioni ad un pianista di piano bar,ma ho il timore che le mie cose possano essermi rubate.Due domande:1)Sapevo già del trucco di inviarsi per raccomandata un plico con le canzoni senza mai aprirlo,ma qualcuno mi ha detto che in causa non sarebbe ritenuto valido e che la SIAE (se i miei brani venissero depositati a nome di qualcun’altro,vincerebbe.2)Sempre in causa,pensi che sarebbe ammessa come prova l’analisi della carta su cui ho scritto le brutte copie e dell’inchiostro della penna,per stabilire l’epoca in cui sono state scritte?Grazie
    Andrea Fregona

    • andreacaovini

      Ciao Andrea e grazie del commento e della fiducia. In realtà ci sono tanti modi per “firmare” la paternità di un’opera, ma che io sappia nessuno è retroattivo, nel senso che con una semplice marcatura temporale che si può fare gratuitamente su diversi siti open piuttosto che pagando un abbonamento annuale o una tantum di pochi euro puoi dimostrare che dal momento esatto della richiesta l’opera è la tua. Nessuno verrà a confermarti che l’opera era tua già 30 anni fa. Tuttavia se fino ad oggi tu non le hai fatte uscire ti basta una marcatura temporale ad oggi per essere sicuro che domani nessuno vada in siae a depositare la stessa opera. Ossia, in realtà nessuno vieta ad altri di farlo, ma davanti ad un giudice sarebbe per te facile dimostrare di aver depositato prima di chi ha tentato il plagio.
      Inoltre la siae non tutela un bel niente, semplicemente dichiara che tu hai registrato l’opera presso di loro come tua, se domani nasce una contestazione sarai sempre tu a farti valere per vie giudiziarie con un regolare processo, altrimenti famosi casi di plagio come quello tra Al Bano e Michael Jackson non sarebbero mai esistiti 🙂

  • andreacaovini

    Spero di esserti stato utile. Un saluto!

  • andrea

    Andrea,grazie della sollecita risposta.Se ho capito bene,i due metodi di prova che ho ipotizzato non sarebbero ritenuti validi per dimostrare che io avevo scritto quei brani 30 anni prima.Ma che cos’è una marcatura temporale?Una messa in rete?Ma su quali siti?Il problema è che io non ho delle registrazioni dei miei brani.Il pianista a cui vorrei farli sentire ha anche uno studio di registrazione e quindi potrei registrarli da lui;ma qui si pone di nuovo il problema della tutela.Chi mi garantisce che non trattenga un file dei miei brani e poi li registri a suo nome?Insomma.è un cane che si morde la coda.

    • andreacaovini

      La marcatura temporale è una sorta di firma digitale che rilasciano alcuni siti autorizzati. Puoi provare Patamu o con Soundreef che sono i più noti. Richiedono solo il brano in mp3, anche con una registrazione dal telefonino, così intanto ti tuteli prima di entrare in studio e far sentire i brani ad altri.

  • andrea

    Grazie Andrea,ora è chiaro.

    • Gre

      Ciao Andrea, sempre con la marcatura temporale c’è anche Proofy.
      Io l’ho trovato più conveniente e comprensivo di altri servizi quali: il data integrity con la conservazione dei file nel tuo profilo personale, la creazione di un tuo archivio d’artista digitale…etc, i prezzi sono i più accessibili e la piattaforma è davvero semplice da usare.

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