Prendetemi per pazzo. Stasera sono molto affascinato dalle manovre che deve compiere la mia lingua perché io possa dettarmi sottovoce queste parole che sto scrivendo, i percorsi che deve affrontare per permettere alle corde vocali di partorire un suono contro l’ostacolo dei denti e del palato, provateci se ne avete la voglia e la pazienza (mi raccomando, sottovoce), anche solo per confermare alla fine dell’esperimento l’enunciato del mio esordio. Ecco, dicevo, già solo questa danza mi sembra una poesia, questa possibilità di scoprire il rumore che fanno nella bocca le parole, nella genesi, ancor prima di arrivare all’indirizzo stabilito. Come se nascano da una lotta, da un combattimento lieve, come spesso accade per il sesso. Chissà che il bacio non ne sia un’evoluzione, in effetti.
C’è di buono che, pazzo o no, dopo questo sparring di allenamento riesco senza più nessun timore a pronunciare la frase più temuta di questo volgere d’anno: li vuoi quei kiwi?
12 dicembre 2012 at 06:42
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