“L’abitudine ci aspettava in ogni angolo, era diventato uno sfuggirle continuo, cercava di braccarci in ogni metro quadro di casa, tra la routine della pasta (probabilmente al tonno) e la TV. Avevamo appena fatto in tempo a sfuggirle dall’aperitivo al solito bar e alle serate con gli amici che ce la trovavamo addosso nel nostro locale preferito, per le scale di tutti i centri commerciali del mondo, nelle scelte agli scaffali, al solito posto per parcheggiare macchine ogni giorno diverse, nell’attesa agli appuntamenti o alle biglietterie dei cinema, addirittura al lavoro non ci lasciava in pace. Dovevamo cederle, da qualche parte, perché a cambiare e cambiarsi poi finisce che non ci si riconosce più, e forse è proprio lì che l’abitudine poi vince realmente. Ecco, abbiamo preferito gettare la spugna che rischiare di aver cicatrici troppo grosse in giro per l’anima. Così oggi senza possibilità di agguati tutto è tornato come prima, ognuno fa quel che vuole, che molto spesso sono le solite cose, ma non c’è l’abitudine affacciata alle nostre spalle, e così tutto è più leggero e rilassato, tanto che mi vien da pensare che l’unica cosa alla quale eravamo realmente troppo abituati eravamo semplicemente noi stessi. Ora, se ci pensi, siamo tornati molto simili al giorno prima di conoscerci, gli stessi vizi e difetti, gli stessi interessi e pregi. E sai qual’è la mia paura più grande? Che rincontrandoci in un ipotetico e ignaro domani potremmo addirittura amarci ancora. Mi consola la certezza che come puntualmente avvenuto fin oggi avrai un nome diverso, e l’abitudine ci metterà un po’ a riconoscerci.”
Prenestinity II – Lettere a Giulia
15 giugno 2012 at 15:15
È una sensazione che conosco molto bene. Ma vInce spesso, non riusciamo sempre a scappare in tempO, e a volte siamo troppo stanchi per farlo, dunque non ci resta solo che noia e odio per la sconfitta